Durante il mio ricovero c’è stato un momento in cui ho avuto bisogno di sangue.
Nei 40 giorni passati in Tinch ho ricevuto farmaci di tutti i tipi, ma vedere una sacca di sangue sopra il tuo letto fa uno strano effetto.
Forse è per via del colore, ma non solo.
E’ che tutto il resto è sintetico, prodotto da qualche industria, e in qualche modo per noi è “scontato” che ci sia.
Il sangue invece no; quando lo vedi non puoi fare a meno di pensare “Oh, cacchio…”.
Quando ricevi una trasfusione ti rendi conto, una volta di più, di quanto dipendi dagli altri.
Che la nostra vita può dipendere dalle scelte di persone che non conosciamo, magari dal fatto che qualcuno decida di fare un piccolo sacrificio, un dono gratuito e anonimo, per far star meglio un’altra persona.
Tra le persone a cui devo qualcosa ci sono anche loro, i donatori di 0+, che mi hanno permesso, per un po’, di riprendere le forze.
A febbraio papà ha raccontato la mia storia all’assemblea annuale dell’Avis di Monza, perché desiderava che fossero presenti in teatro per fornire informazioni e dare seguito a uno dei compiti che ho lasciato quando sono andata via.
La sera stessa ha ricevuto un bellissimo messaggio da Andrea, il presidente, che lo informava della decisione di mettere il mio nome sulle maglie di due squadre di runner che avrebbero partecipato alla Monza-Resegone, a giugno.
Alla fine però la “mia” maglietta ha iniziato a correre ben prima, sulle spalle degli amici di #corrocolguanto, che mi hanno portato con loro alla Maratona di Milano ad aprile, alla 12° Monza-Montevecchia a maggio e in tante altre gare!
Vedere il mio nome sulla schiena di Massimo, Aldo e Giovanni è bellissimo; io li seguo sempre da quassù, facendo il tifo per loro.
Ogni volta mamma e papà si commuovono, al traguardo di Montevecchia mamma ha ricevuto perfino dei bellissimi fiori bianchi e non vi dico come si è emozionata.
Quello che fanno questi runner, i “miei” runner, è diverso da quello che fanno la gran parte delle persone che corrono.
In Svezia lo chiamano plogging, una parola che nasce dal termine svedese plocka upp – raccogliere – e dal termine inglese jogging.
Chi fa plogging mentre corre si china e raccoglie i rifiuti lasciati in giro da altre persone e #corrocolguanto ha deciso di collaborare con Avis per dare l’esempio e mostrare che donare è semplice come raccogliere una bottiglietta.
Se volete saperne di più c’è il loro sito internet corrocolguanto.wordpress.com e un profilo Instagram https://www.instagram.com/corrocolguanto/.
Sarebbe bellissimo che qualcuno di voi, leggendo questo post, decidesse di iniziare a donare e magari anche a fare plogging con loro.
Baci baci,
Marta